Dazi Usa: a rischio 10% export di cibo Made in Italy

3 Aprile 2017

Nella black list di 90 prodotti che rischiano di essere colpiti dai super dazi statunitensi ci sono anche i tartufi freschi o refrigerati, i pomodori conservati in polpa o pelati come i San Marzano, le castagne e le barrette di cioccolata, oltre che le acque minerali come la San Pellegrino per un conto totale solo nell’agroalimentare di oltre 250 milioni di prodotti esportati.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti della lista non definitiva pubblicata dall’United States Trade Representative sul Registro federale relativo alla controversia generata dalla questione della mancata importazione di carne dagli Usa in Europa per la disputa sugli ormoni iniziata con il ricorso al Wto nel 1996. Gli Usa hanno in pratica individuato particolari prodotti e Stati membri dell’Ue da assoggettare all’imposizione di tasse supplementari fino al 100% del loro valore. Il tutto, come detto, in ritorsione al divieto comunitario di importazione della carne di manzo trattata con ormoni per garantire la salute dei cittadini europei.

Un blocco europeo che risale agli anni 80 ma nel 1996 gli Stati Uniti e il Canada hanno presentato il ricorso al Wto con il quale è iniziata una lunga battaglia con alti e bassi di cui i dazi rappresentano l’ultimo capitolo.

I prodotti del Made in Italy a tavola maggiormente danneggiati rischiano di essere le acque minerali che complessivamente hanno fatto segnare un valore dell’export in Usa di 147 milioni di euro seguite dalle polpe e dai pomodori pelati per 78,9 milioni di euro, i tartufi freschi o refrigerati per 9,7 milioni di euro, le castagne per 5 milioni e le barrette di cioccolata per appena un milione di euro.

Si tratta in realtà di prodotti che in parte erano già stati colpiti dai dazi supplementari Usa, dal 1999 al 2011, con pesanti ripercussioni sulle esportazioni nazionali anche perché sono state parallelamente favorite le produzioni locali “taroccate” come il San Marzano coltivato in California in spregio alle generazioni di coltivatori campani che ne hanno fatto uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura Made in Italy.

Gli States sono un mercato determinante anche per l’agroalimentare Made in Italy e, in generale, la nuova politica potenzialmente “più protezionista” del neopresidente Donald Trump mette a rischio 3,8 miliardi di esportazioni agroalimentari tricolori in aumento del 6% nel 2016, secondo uno studio della Coldiretti dal quale emerge che si tratta in pratica del 10% del totale dell’export agroalimentare nel mondo (38,4 miliardi).

Gli Usa che si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016).

In questo contesto con il rischio di chiusura delle frontiere si pone un evidente problema di proliferazione sul mercato statunitense del fenomeno dell’Italian sounding che vale già 20 miliardi di euro.

“I primati dell’export Made in Italy vanno difesi rispetto ai rischi legati a una possibile stretta sulle importazioni ma non è certo possibile accettare compromesso al ribasso che posso mettere a rischio la qualità e la sicurezza alimentare” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’Unione Europea e l’Italia non possono rinunciare agli elevati standard raggiunti nell’agroalimentare ma al contrario bisogna guardare alle domande che vengono dal mercato ed innalzare il livello di sicurezza dei prodotti sia in Europa che in Usa dove cresce la domanda di prodotti legati al territorio con forte natura identitaria e garantiti”.