Eco-schemi della Pac: cosa bolle in pentola?

19 Aprile 2021

I piani strategici della Pac metteranno in pratica gli schemi ecologici, meglio noti come eco-schemi, nuovo strumento strategico per affrontare gli obiettivi del Green Deal, in particolare quelli relativi alla strategia Farm to Fork e alla strategia per la biodiversità per il 2030, e per raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali specifici della Pac. Gli eco-schemi saranno stabiliti a livello nazionale, in accordo con la Commissione Europea.

 

In Italia è in corso il dibattito pubblico sugli eco-schemi. I servizi tecnici del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) e della Rete Rurale Nazionale (Rrn) si interrogano su due possibili applicazioni degli eco-schemi nel piano strategico della Pac.

In una prima possibile applicazione, l’eco-schema potrebbe richiedere solo un “impegno a livello di ingresso” finalizzato al raggiungimento di uno o più obiettivi ambientali specifici: le colture di copertura potrebbero rappresentare una soluzione in tal senso, aprendo la strada a pratiche più avanzate – come l’agricoltura conservativa – supportate dai pagamenti agro-climatico-ambientali (Aca).

In una seconda ipotesi, l’eco-schema potrebbe aspirare direttamente a sostenere pratiche più “mature e ambiziose” a livello nazionale, come l’agricoltura integrata, lasciando spazio ai pagamenti Aca per supportare pratiche più specifiche a livello regionale.

 

Nei prossimi mesi Mipaaf, Rrn, Regioni ed i loro servizi tecnici potrebbero decidere di istituire specifici gruppi di lavoro in modo da condividere le decisioni per gli eco-schemi in Italia, anche sulla base dell’elenco di potenziali pratiche recentemente fornito dalla Commissione Europea. Il 19 aprile si avvierà il confronto per la definizione del Piano Strategico nazionale (Psn) della futura Pac mediante l’insediamento del Tavolo Nazionale di Partenariato. Con questo primo incontro, i rappresentanti del mondo produttivo, istituzione e della società civile si preparano ad intraprendere un percorso condiviso per contribuire alla predisposizione della strategia nazionale per la nuova Pac.

 

Coldiretti accoglie positivamente la necessità di andare oltre il greening, la cui applicazione è stata estremamente onerosa per gli agricoltori. Traendo insegnamento dal recente passato, gli eco-schemi dovranno quindi essere adeguatamente progettati e gestiti a livello nazionale. Gli agricoltori sono già protagonisti della svolte verde, ma devono essere accompagnati da regole chiare e da procedure burocratiche “snelle”. Gli eco-schemi offrono maggiore autonomia e flessibilità ai singoli piani nazionali europei per definire il contenuto effettivo delle azioni ambientali e climatiche sostenute nell’ambito del primo pilastro, lasciando agli agricoltori la facoltà di aderire o meno alle misure individuate. Inoltre, Coldiretti ha ribadito, in diverse occasioni, che a prescindere dalla dotazione che verrà stabilita per gli eco-schemi, questi saranno vincenti ed efficaci se di facile applicazione per gli agricoltori e se saranno adeguati alle realtà locali in modo da produrre un reale beneficio ambientale.

 

Qualunque sia la decisione, l’applicazione volontaria di regimi ecologici deve essere incoraggiata coprendo i costi aggiuntivi e la perdita di guadagni o anche incentivando direttamente gli agricoltori che adottano le pratiche agricole previste. In ogni caso, poiché gli eco-schemi devono produrre risultati ambientali misurabili in linea con gli obiettivi ambientali e climatici nazionali, queste pratiche dovrebbero essere facili da monitorare e applicare, in modo da evitare oneri amministrativi per gli agricoltori. Di conseguenza, lo schema ecologico deve includere un elenco flessibile di opzioni che gli agricoltori possono (individualmente o collettivamente) scegliere in base alle reali esigenze ambientali e alle strategie a livello di azienda agricola e/o territoriale.

 

Il successo, o meno, degli eco-schemi dipenderà dalla semplicità burocratica, amministrativa ed operativa della misura. Inoltre, essendo gli agricoltori liberi di aderire o meno ai regimi ecologici, individuati nei piani strategici nazionali della Pac, saranno proprio loro a decretarne l’eventuale successo.

 

 

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