Natura 2000 non può decollare senza indennità agli agricoltori

22 Febbraio 2018

Il Ministero dell’Ambiente ha organizzato un incontro alla presenza di rappresentanti della Commissione Ue in merito allo stato di attuazione delle direttive Habitat ed Uccelli. Coldiretti ha colto l’occasione per evidenziare come il tema sia di assoluta rilevanza per le imprese agricole ricadenti nella aree Sic e Zps in riferimento alla mancata attuazione della misura 12 dei Programmi di Sviluppo Rurale Regionali relativa alle indennità Natura 2000.

L’ultimo rapporto predisposto dalla Rete Rurale Nazionale conferma – come, del resto, è già avvenuto in passato per la programmazione 2007 – 2013 un insufficiente interesse, da parte delle Amministrazioni regionali, nell’attivare o dare piena attuazione alla misura. Per tale motivo, le imprese agricole non sono nelle condizioni di beneficiare delle indennità previste dai Psr con conseguente mancata compensazione della riduzione di reddito derivante dai vincoli loro imposti.

I dati sull’avanzamento della spesa al 15 ottobre 2017, evidenziano come, a fronte di una spesa pubblica programmata, per le indennità NAT2000, pari a 101.078.491,38 euro, la spesa sostenuta sia stata solo di 1.180.809,71 euro, pari all’1,22% del sostegno complessivo, ponendosi, come misura, agli ultimi posti nello stato di avanzamento dell’impiego delle risorse.

Si prosegue, quindi, con le difficoltà già riscontrate nel periodo di programmazione 2007-2013. Il report pubblicato a dicembre 2013 evidenzia come la misura per le indennità Natura2000, a fronte di una spesa pubblica programmata di 42.712.249 euro abbia registrato una spesa pubblica sostenuta di 13.959.045.25 Euro pari al 32.68%, a fronte di una spesa relativa alla misura 214, per i pagamenti agroambientali, che ha raggiunto l’84%.

Nell’ambito della programmazione 2014-2020 dei PSR non hanno attivato la misura M12 relativa alle indennità Nat2000, le regioni Abruzzo, Bolzano, Calabria, Campania, Lazio Molise, Puglia, Sardegna, Toscana Trento e Veneto e, inoltre, anche per le Regioni che vi hanno dato applicazione, persistono difficoltà nell’attuazione dell’intervento che ne limitano l’appetibilità per i beneficiari finali.

Ad esempio, in Regione Lombardia nell’ultimo bando emanato (per un valore complessivo di 1 milione di euro) sono state presentate solo 19 domande (di cui 2 non ammissibili) per un importo complessivo di 200.000 euro. Le Regioni sostengono di non avere i parametri di riferimento per provvedere a calcolare le indennità spettanti alle singole imprese agricole i quali costituiscono una compensazione per i costi aggiuntivi o i mancati redditi percepiti dagli agricoltori per essere soggetti a vincoli ambientali.

Infatti, se il piano di gestione di una Zps prevede di tutelare la presenza di una particolare specie dell’avifauna, l’agricoltore è obbligato a modificare le pratiche agronomiche con conseguente aumento dei costi di produzione e riduzione del reddito agricolo. Ad esempio, può essere imposto all’imprenditore agricolo di ritardare nei prati gli sfalci per evitare la distruzione delle covate oppure viene assoggettato al divieto di superare una certa densità di pascolo per non disturbare la riproduzione a terra di determinate specie di uccelli.

Può essere inoltre assoggettato all’obbligo di lasciare fasce tampone inerbite lungo le zone umide per ridurre l’eutrofizzazione delle acque o ancora al divieto di conversione ad altre colture quando alcune specie di uccelli dipendono specificamente da certi tipi di coltivazioni (es. uliveti, risaie, ecc.), ecc. Inoltre, le Regioni sostengono, anche, di avere difficoltà oggettive a realizzare la rete di monitoraggio e controlli che viene richiesta dalla Commissione Ue relativa alla concessione delle indennità.

Coldiretti ha evidenziato come purtroppo, tale situazione stia gravemente penalizzando le imprese agricole ricadenti nelle aree della rete Natura 2000 rispetto a quelle che ne sono al di fuori, in quanto si crea di fatto uno svantaggio competitivo. Le Amministrazioni territoriali dovrebbero, quindi, sollecitare gli enti locali ad adottare gli strumenti di gestione previsti dalla legislazione vigente senza i quali Rete Natura 2000 rischia, in Italia, di diventare un handicap piuttosto che un’occasione di sviluppo sostenibile per molte aree rurali.

D’altra parte, si registrano ulteriori problemi, se non una vera e propria resistenza, a coinvolgere nell’elaborazione dei Piani di Gestione che riguardano le singole aree, le associazioni maggiormente rappresentative del settore agricolo. Inoltre, Coldiretti ha sottolineato il ruolo centrale che le imprese agricole hanno nella realizzazione degli obiettivi di conservazione e di valorizzazione dei siti NAT2000, ma al momento appare necessario un diretto coinvolgimento della parte agricola nei Piani di gestione dei siti al fine di garantire il rispetto di quanto indicato dalle linee guida comunitarie sulla realizzazione della Rete.

Le Linee guida evidenziano, infatti, come l’obiettivo di conservazione ambientale debba conciliarsi con l’esercizio delle attività economiche nei siti che non sono oggetto di tutela assoluta, come i parchi, ma sono aree dove la tutela ambientale consente anche l’esercizio di attività reddituali, tra le quali, in primis, quelle legate ad un modello di agricoltura multifunzionale.

E’ evidente che se gli agricoltori continuano ad essere esclusi dalla fase di elaborazione dei Piani di gestione dei siti o, seppure coinvolti, si profilano vincoli per cui non è, ad esempio, neanche possibile aprire, in un sito della Rete, una bottega di Campagna Amica per la vendita e la promozione dei prodotti agricoli ottenuti nell’area oggetto di tutela. In questo modo, si rischia di creare un clima del tutto sfavorevole all’adozione delle misure di conservazione previste.

A proposito delle criticità e delle difficoltà nella realizzazione degli obiettivi di NAT2000, Coldiretti ha informato i rappresentanti della Commissione UE di come queste siano state messe in luce proprio dal progetto Fa.re.na.it realizzato dal Cts, Coldiretti e Campagna Amica, che non si limita, nel libro Bianco elaborato , ad indicare le criticità rilevate, ma a proporre anche le possibili soluzioni.

I fattori di difficoltà sono stati identificati nella scarsa sinergia tra Regioni ed Enti di gestione dei siti a livello locale; carenza di figure professionali presso le Pubbliche Amministrazioni in grado di lavorare sulla pianificazione e attuazione delle misure; scarsa conoscenza del sistema Natura 2000 da parte degli agricoltori ed operatori residenti nei siti; scarsa conoscenza da parte degli enti coinvolti, del ruolo delle imprese agricole all’interno dei siti; mancanza di iniziative di comunicazione che evidenzino i benefici del sistema; promozione insufficiente delle misure dei Psr ed inadeguatezza del regime di indennità, mancanza di uno strumento o di una metodologia di calcolo degli indennizzi, difficoltà nell’accesso alle procedure di finanziamenti e tempi lunghi per ricevere i contributi (ammesso che la Regione di competenza abbia attivato la misura 12 nel Psr).